Sono una psichiatra e psicoterapeuta con una formazione psicodinamica e cognitivo-comportamentale.
Dopo una prima fase di consultazione e conoscenza, valuto insieme al paziente, in funzione delle sue caratteristiche personali e delle problematiche riportate, se avviare un percorso psicoterapico lavorando con tecniche orientate alla narrazione del passato e all'introspezione (orientamento psicodinamico), o usare modalità più pragmatiche, attive e maggiormente orientate al presente (orientamento cognitivo-comportamentale) con la possibilità di integrarle durante il percorso, al centro del quale ci sono i bisogni specifici e le difficoltà riportate dal paziente.
Si lavora dunque insieme in modo "focale" (sui bisogni e problemi riportati) ed integrato (per la possibilità di usare in modo flessibile le tecniche) con l'obbiettivo di acquisire gli strumenti per gestire le difficoltà, all'interno di una relazione terapeutica basata su ascolto attivo, non giudizio ed empatia.
Da un anno e mezzo ho iniziato la formazione per diventare trainer CFT ( Compassion focused Therapy fondata da P.Gilbert e "importata" in Italia da N. Petrocchi", La Compassion Focused Therapy (CFT) affonda le sue radici nella psicologia evoluzionistica e nelle neuroscienze sociali e offre una spiegazione della psicopatologia e del suo mantenimento basata sullo sbilanciamento di tre sistemi di regolazione emotiva presenti nel nostro cervello: sistema della minaccia, il sistema della ricerca di stimoli,
il sistema della connessione e sicurezza – safeness; propone un processo di cambiamento (ribilanciamento dei sistemi emotivi) che avviene tramite l’attivazione e “l’allenamento-training” di un sistema motivazionale innato (la compassione) connesso al sistema dell’accudimento e all’attivazione del sistema parasimpatico.
L’attivazione di questo sistema produce un cambiamento nel paziente che spesso non è possibile solo attraverso un intervento diretto sulle sue credenze disfunzionali. Come è noto, infatti, alcuni pazienti, particolarmente autocritici e auto-colpevolizzanti, non migliorano con la terapia cognitiva standard: pur comprendendo l’illogicità dei loro pensieri negativi disfunzionali (su di sé, sul mondo o sul futuro), continuano a sentirsi a disagio, a colpevolizzarsi, ad autoaccusarsi.
L'acquisizione di questo modello e la sua pratica mi ha permesso di integrare i vari approcci psicoterapeutici sulla base del disagio del paziente e degli obbiettivi da raggiungere.